In Italia, sette celiaci su dieci sono donne. Molte di queste scoprono di esserlo in età fertile (il 67% di chi riceve una diagnosi ha tra i 18 e i 59 anni) e questo aumenta le loro preoccupazioni circa i possibili effetti della malattia sulla gestazione e sulla salute del bambino. Fortunatamente, molti studi confermano che, se la dieta senza glutine viene correttamente seguita, la celiachia in gravidanza non costituisce un rischio.
È stato infatti dimostrato che alcuni tra i più comuni eventi avversi, come aborti, ritardi di crescita intra-uterini, basso peso alla nascita del bebè, prematurità o taglio cesareo, sono più frequenti nelle donne celiache non trattate rispetto a quelle in rigoroso trattamento dietetico.
Cos’è la celiachia?
Secondo l’Istituto superiore di sanità, la celiachia è una enteropatia infiammatoria di natura autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione generale e si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti. Si tratta di un’intolleranza permanente al glutine, una proteina contenuta in alcuni cereali. Rientra nelle malattie autoimmuni perché è dovuta a un’alterazione del sistema di difese naturali dell’organismo, che scatena un’infiammazione cronica della mucosa intestinale. Il risultato è la scomparsa dei villi, piccoli organi a forma di bastoncino che ricoprono esternamente la parete dell’intestino e hanno il compito di assorbire le sostanze utili al metabolismo. L’unica cura è una rigorosa dieta priva di glutine, per consentire la completa ristrutturazione della mucosa intestinale e il ripristino dei villi intestinali.
La celiachia nelle donne in dolce attesa: come funziona?
Una recente meta-analisi inglese (2022) ha valutato la possibilità di esiti avversi della gravidanza nelle donne affette da malattia celiaca. Ha concluso che, se non diagnosticata, questa malattia è associata a un rischio più elevato di complicanze.
I meccanismi sono diversi: gli anticorpi anti-transglutaminasi prodotti nella gravida celiaca che consuma glutine attaccano alcune cellule della placenta, attivando una risposta immunitaria anomala.
Inoltre la celiachia in gravidanza, se non trattata, causa un malassorbimento di elementi fondamentali come acido folico e ferro. Il rischio di aborto aumenta infine da tre a nove volte in assenza di dieta senza glutine.
La stessa revisione ha anche sottolineato, tuttavia, come la diagnosi precoce e un’appropriata dieta senza glutine in gravidanza possano ridurre queste associazioni. L’eliminazione del glutine non comporta alcun rischio, si possono assumere tutti gli altri cereali senza incorrere in carenze nutrizionali, né nella mamma né nel bambino. L’importante è che la futura mamma segua un’alimentazione il più possibile varia e completa.
Dove si trova il glutine?
In Italia i cereali contenenti glutine più utilizzati nella produzione di alimenti sono quelli appartenenti al genere Triticum, cioè il grano (grano tenero e duro, grano khorasan, spelta, farro), la segale e l’orzo. Per una corretta dieta senza glutine in gravidanza, è d’obbligo evitare sia gli alimenti che li contengono, sia quelli che nella loro fabbricazione o confezionamento possono essere stati contaminati. Per questo tali cereali e i loro derivati, se presenti in un piatto, devono essere obbligatoriamente inseriti nella lista degli ingredienti e ben evidenziati.
Via libera, invece, a riso, mais e grano saraceno, ma anche miglio, sorgo, amaranto, quinoa e teff che sono naturalmente privi di questa sostanza. L’avena, da un punto di vista normativo, è considerata un cereale a rischio a causa delle frequenti contaminazioni e resta tutt’oggi un argomento dibattuto.
Attenzione a zuppe di cereali misti, tapioca, polenta pronta, risotti pronti, patatine snack, purè istantaneo: potrebbero contenere tracce di glutine. Frutta, verdura, legumi, latte e derivati invece non hanno restrizioni, perché non ne contengono.
Il vademecum per una dieta senza glutine
- Scegliere prodotti senza glutine. Pane, prodotti da forno, pasta, pizza, piatti pronti, preparati e basi pronte per dolci, prodotti dolciari, cereali per la colazione vanno scelti rigorosamente nella variante priva di glutine, chiaramente indicata sulla confezione. Questi alimenti sono appositamente prodotti, preparati e lavorati per essere consumati dai celiaci e identificabili con la dicitura “specificamente formulati per celiaci” o “per persone intolleranti al glutine”. Si riconoscono dall’apposito marchio (una spiga barrata) apposto sulla confezione e si possono acquistare in farmacie, erboristerie e supermercati. I prodotti notificati dal Ministero della Salute sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale entro tetti di spesa stabiliti dalle regioni: sul portale (all’indirizzo www.salute.gov.it, area “alimenti speciali”) si può trovare l’elenco. Negli ultimi anni la disponibilità di questi alimenti si è ampliata sempre di più e oggi è possibile trovare ogni tipo di pasta, biscotti, grissini, cracker, merendine e snack dolci e salati.
- Assumere un integratore di acido folico, per proteggere il nascituro dal rischio di malformazioni, e chiedere al medico l’eventuale opportunità di integrare anche la vitamina B12. L’integrazione di acido folico è ampiamente raccomandata in gravidanza, mentre quella di vitamina B12 non è standard. Una revisione pubblicata su Nutrients ha rilevato però che le carenze di quest’ultima sono collegate a diversi esiti negativi sulla salute materna e fetale.
- Tenere sotto controllo il peso e seguire un’alimentazione varia e completa.
- Accertarsi dell’assenza di glutine in farmaci, vitamine e composti multiminerali prescritti dal ginecologo.
- Assicurarsi un adeguato apporto di calcio e ferro: se la gravidanza già in sé comporta una perdita di massa ossea, le donne in cui la diagnosi di celiachia è giunta in età adulta rischiano una perdita maggiore, in quanto il malassorbimento aveva già minato i depositi di calcio nell’osso. Le fonti principali di calcio sono: latte, yogurt, acqua, broccoli, cavolo, finocchi. Per quanto riguarda il ferro, il suo fabbisogno raddoppia in gravidanza e la celiachia in gravidanza può portare più facilmente ad anemia sideropenica (da carenza di ferro), che può provocare un ritardo nella crescita del feto.
- Prima di andare al ristorante, consultare la Guida AFC, Alimentazione Fuori Casa senza glutine, dell’Associazione Italiana Celiachia. La guida è aggiornata al 2024 e riunisce oggi 4.025 attività, tre 437 bar, tavole fredde, ristoranti e pub che hanno scelto di aderire a uno specifico programma di formazione sul servizio senza glutine.
FONTI
https://www.celiachia.it/assets/uploads/2020/09/GuidaCeliachiaeDonna2015.pdf
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36593803/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39339794/
https://www.epicentro.iss.it/celiachia/epidemiologia-italia
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3424_allegato.pdf