Conoscerne le caratteristiche per il benessere di tutto l’organismo
Sempre più spesso, il dibattito sulle correlazioni tra alimentazione e salute si è focalizzato sull’analisi di quelli che sono i possibili disturbi derivati dall’assunzione di alcuni cibi di uso quotidiano. In alcuni casi, infatti, la risposta del nostro corpo può portare all’insorgere di intolleranze e allergie a un determinato alimento, con conseguenze per la salute anche molto importanti. Tra questi disturbi, un’attenzione particolare va riservata all’intolleranza al lattosio.
La diffusione di questa intolleranza ha conosciuto e conosce tutt’ora un aumento progressivo. Basti pensare che solo in Italia, la predisposizione a questo disturbo riguarda il 40% della popolazione, mentre nelle popolazioni dell’Estremo Oriente la percentuale arriva a superare il 90%. Dati come questi fanno riflettere, e puntano l’attenzione sul profondo impatto che l’alimentazione può avere sulla salute non solo di stomaco e intestino.
Nonostante la ricerca stia ancora lavorando per scoprire le cause che scatenano l’insorgere di questa patologia e sviluppare una terapia specifica per il trattamento, esistono esami appositi per identificare i soggetti a rischio. Il test genetico permette di verificare l’eventuale predisposizione genetica di un individuo all’intolleranza al lattosio. Questo test aiuta quindi a identificare in modo non invasivo le persone a maggior rischio di sviluppare l’intolleranza.
Che cos’è e dove si trova il lattosio
Il lattosio è un macronutriente appartenente alla famiglia degli zuccheri, costituito da glucosio e galattosio e con funzione principalmente energetica. Le molecole di glucosio e galattosio sono unite tra loro da un particolare legame glicosidico. Il lattosio costituisce circa il 5% del latte dei mammiferi, con diversa distribuzione a seconda delle specie, e rappresenta il 98% degli zuccheri presenti nello stesso.
Le sue origini coincidono con la comparsa dell’allevamento degli animali per la produzione di latte, del quale si possono trovare le prime tracce già durante il Neolitico. Lo stesso vale per lo sviluppo delle prime forme di intolleranza al lattosio, la cui prima testimonianza è riscontrabile nelle osservazioni compiute intorno al IV secolo a.C. da Ippocrate, padre della medicina scientifica. Quest’ultimo fu infatti il primo a notare una correlazione tra l’assunzione di determinati alimenti e la comparsa di sintomi non altrimenti riscontrabili, e a gettare così le basi di una ricerca in campo medico e nutrizionale che prosegue tutt’oggi.
Vi sono due forme principali di intolleranza al lattosio: la forma primaria (o genetica) è causata dal deficit di produzione della lattasi. Si può manifestare fin dall’infanzia con lo svezzamento, o in età adulta per una riduzione progressiva della lattasi. La forma secondaria (o acquisita) in genere è transitoria, secondaria ad altre patologie intestinali come infiammazioni e infezioni dell’intestino quali la celiachia, il morbo di Crohn o la sindrome dell’intestino irritabile.
Intolleranza al lattosio o allergia?
Quando si parla di disturbi legati all’assunzione di latte e latticini, è bene distinguere tra due forme principali: l’intolleranza al lattosio vera e propria e l’allergia al latte. Queste due patologie, sebbene possano risultare simili sotto il profilo sintomatologico, presentano in realtà una profonda differenza nelle cause scatenanti. Conoscere questa differenza è fondamentale per una corretta diagnosi e un adeguato trattamento del disturbo.
L’intolleranza al lattosio è provocata dalla mancanza nell’organismo di un enzima specifico, la lattasi. Questo enzima è prodotto nell’intestino tenue e ha il compito di scindere il lattosio nei due zuccheri semplici che o compongono, ovvero glucosio e galattosio. Questo perché essi risultano più facilmente assimilabili dall’organismo rispetto alla loro forma complessa. Se l’enzima lattasi è mancante o insufficiente, il lattosio non viene digerito e, una volta raggiunto il colon, viene attaccato dai batteri intestinali locali. Durante questo processo si ha la produzione di gas, tra cui idrogeno, anidride carbonica e metano, responsabili dei sintomi dell’intolleranza al lattosio.
L’allergia al latte è una delle allergie alimentari più comuni. Colpisce soprattutto i bambini fino a 3 anni, con un picco di incidenza tra i 3-5 mesi d’età. Nell’80% dei soggetti questa patologia è transitoria, con buone probabilità di superarla in età adulta. A differenza dell’intolleranza al lattosio, l’allergia al latte coinvolge il sistema immunitario: responsabili di questo disturbo sono infatti le principali proteine del latte, ovvero caseina, alfa-lattoalbumina e beta-lattoglobulina. Quando un soggetto allergico a queste proteine ne ingerisce una quantità anche piccola, si scatena nell’organismo una reazione immunitaria per eliminare questa sostanza percepita come nociva. Questa reazione può essere molto violenta, e, nei casi più gravi, può portare anche a uno shock anafilattico.
I principali sintomi dell’intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio presenta una sintomatologia simile a quella di altre intolleranze alimentari, come la celiachia. Vediamola insieme nel dettaglio:
- Disturbi gastrointestinali: l’incapacità da parte dell’organismo di scomporre ed assorbire le molecole di lattosio fa sì che quest’ultimo attraversi senza essere digerito la cavità gastrointestinale. In particolare, una volta raggiunto l’intestino, il lattosio provoca una alterazione della mucosa intestinale e la liberazione di gas che possono causa episodi di flatulenza e meteorismo;
- Gonfiore: per lo stesso motivo, la presenza di gas conseguente al malassorbimento di questo nutriente provoca una dilatazione delle pareti intestinali. Questo porta ad avvertire un senso di pesantezza e gonfiore diffuso;
- Dolori addominali: nel paziente affetto da intolleranza al lattosio possono verificarsi anche episodi di dolore a livello addominale, in particolare sotto forma di crampi. Questi disturbi sono dovuti all’incapacità da parte degli enzimi di assorbire il lattosio, e alla reazione violenta da parte del sistema immunitario per cercare di debellare le sostanze ritenute tossiche;
- Mal di testa: a causa del mancato assorbimento di componenti importanti per la salute e il benessere generale dell’organismo, non è rara la comparsa di sintomi quali astenia, stanchezza e mal di testa. L’organismo impiega infatti molta energia per cercare di debellare le molecole di lattosio, provocando la mancanza di forze tipica dell’intolleranza alimentare;
- Diarrea e stitichezza: il processo di fermentazione dovuto alla mancata digestione del lattosio, oltre a provocare la produzione di gas, richiama una elevata quantità di liquidi nel colon. Questo può dare origine a fenomeni di diarrea e stitichezza, disturbi che possono presentarsi anche con elevata frequenza.
L’intolleranza al lattosio: i consigli di Céréal
Pur non esistendo al momento terapie specifiche per contrastare l’insorgere dei disturbi legati all’intolleranza al lattosio, è comunque possibile prevenirne sintomi e conseguenze attraverso le abitudini di ogni giorno. Per prima cosa, andranno rimossi dalla dieta il latte e i prodotti caseari contenenti lattosio, come la mozzarella. Potranno invece essere consumati formaggi come parmigiano, emmental e pecorino: il processo di stagionatura, infatti, trasforma il lattosio in acido lattico, consentendo anche a chi è affetto da intolleranza al lattosio di includere nella propria alimentazione i formaggi stagionati.
Non solo latte, tuttavia: alimenti contenenti lattosio sono anche diversi tipi di insaccati, come il prosciutto cotto, la coppa, il wurstel di suino e alcuni tipi di salame. In questi casi, il lattosio viene aggiunto come additivo durante la lavorazione, per via delle sue proprietà coloranti e dolcificanti. È dunque bene prestare particolare attenzione alle informazioni nutrizionali riportate sulle confezioni, limitando il consumo a insaccati e alimenti del tutto privi di lattosio.
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